Confessioni di una Digital Project Manager: Francesca Parisi

Anche Francesca Parisi, di professione Project Manager e docente DoLab nuova di zecca, si è sottoposta alle Confessioni, come i suoi colleghi prima di lei. Ne è uscita un’intervista approfondita in cui abbiamo parlato della gestione di un progetto tradizionale e digitale, di soft skill, di smart working e di molto altro.

Il suo sarà un laboratorio intensivo di 8 ore, in programma per sabato 26 novembre 2016 a LUISS ENLABS.

 

Ciao Francesca, benvenuta a DoLab School. La prima domanda è d’obbligo: come mai hai deciso di proporre per la nostra scuola un LAB in Project Management?

Ciao Sara, innanzitutto credo che DoLab School sia una realtà molto interessante e spesso ho visto in calendario corsi davvero stimolanti e ben fatti. E per questo, vi faccio i complimenti.

Grazie, i complimenti, quando sono sinceri, sono sempre ben accetti!

Passando poi alla risposta del perché sia necessario oggi seguire un corso in Project Management posso dirti che le aziende, oggi, operano in un ambiente competitivo a forte dinamicità e in mercati che richiedono continue innovazioni di prodotto e di processo, in tempi rapidi e con standard qualitativi elevati.

E qui il Project Management diventa indispensabile.

Il Project Management come disciplina aziendale ha l’obiettivo di fornire i principi guida per la gestione efficace ed efficiente dei progetti.
Con il termine “progetto” non si intende unicamente l’accezione canonica confinata nelle funzioni classiche di progettazione e ingegnerizzazione, ma si riferisce piuttosto a tutte quelle iniziative con connotazioni progettuali, che determinano cambiamenti in azienda. In questo senso è indispensabile per il professionista o l’imprenditore apprendere tecniche e metodologie, proprie del Project Management, che possano contribuire allo sviluppo di competenze organizzative e gestionali indispensabili nelle funzioni di coordinamento ed integrazione.

Perché pensi che qualsiasi professionista che si occupi di digital oggi debba anche farsi una cultura sul Project Management?

Il professionista che opera nell’ambito digital, attraverso la comprensione di tecniche di Project Management, avrà la possibilità di guidare in maniera efficace ed efficiente i progetti, imparando a gestire al meglio risorse, umane e finanziarie, tempi e qualità del lavoro. Ma non solo,  anche il professionista che non ha l’onere di gestire un progetto, infatti, può, attraverso l’apprendimento della metodologia del Project Management, pianificare e gestire meglio il proprio tempo, rispettare le scadenze e non perdere mai di vista le priorità.

Andiamo più nello specifico degli argomenti in programma: nell’introduzione alla gestione dei progetti, hai messo particolare focus alle tecniche di gestione del tempo. Ci anticiperesti qualcosa? 

Il corso toccherà le sei macro-fasi di progetto e le dieci aree di conoscenza per una corretta gestione dei progetti, fra le quali c’è appunto la gestione del tempo.
Il tempo è un fattore critico che può determinare il fallimento di un progetto.

Puoi farci qualche esempio?

Un’errata gestione del tempo può determinare l’insuccesso di un’idea di business che, ad esempio, potrebbe essere teoricamente vincente sul mercato attuale ma assolutamente superata se proposta al “consumatore di domani” con caratteristiche, bisogni e aspettative differenti da quelle dei consumatori attuali.
Oppure ancora, un’ errata gestione del tempo, può portare al fallimento un progetto poiché un aumento dei tempi porta a una riduzione della motivazione delle risorse umane coinvolte.
Infine, un’errata gestione del tempo porta quasi inevitabilmente a un aumento dei costi del progetto e, quindi  la necessità di rivalutare, in corso d’opera, se il progetto sia ancora un buon investimento.

In che modo gli obiettivi prestazionali di un progetto possono essere raggiunti all’interno del suo ciclo di vita?

Il successo di un progetto si esplica nel conseguimento degli obiettivi prestazionali di costo, tempo e qualità non gestibili attraverso strumenti operativi routinari. Tali obiettivi possono essere raggiunti solo attraverso una gestione efficace ed efficiente dell’interno ciclo di vita del progetto. Per fare ciò è necessario adottare un approccio alla gestione che integri coerentemente tutti gli elementi che concorrono al risultato finale e adotti le tecniche di Project Management più adatte al contesto competitivo.
Nel corso verrà spiegato come gestire costi, tempi e qualità attraverso l’intero ciclo di vita del progetto.

Qual è la differenza essenziale tra la gestione di un progetto tradizionale e uno digitale? Esiste davvero una differenza tangibile? 

Un progetto digitale è un progetto tradizionale riferibile a un ambito specifico che è quello digital.
È innegabile che nel contesto digital sia rilevante essere rapidi nell’esecuzione e attenti alla qualità del prodotto o del servizio. Inoltre, in ambito digitale è richiesta una capacità di innovazione e un miglioramento continuo che può essere sviluppata utilizzando tecniche di Project Management. Resta il fatto, però, che ciò che differenzia nel concreto i progetti è il loro successo o il loro fallimento, e tutti noi vogliamo avere la soddisfazione di vedere realizzato ciò su cui abbiamo lavorato.

Parliamo di Smart Working: come reputi la gestione di un progetto in remoto?

Lo smart working è un modo intelligente di lavorare e farebbe risparmiare tempo e costi al lavoratore e all’azienda, elevando la qualità della vita per il lavoratore e migliorando la motivazione dei team.
Viviamo e lavoriamo in un mondo che non ha ancora compreso appieno il vantaggio derivante dallo smart working. Dovremmo tutti imparare a lavorare da remoto e godere degli immensi benefici che questo comporta. Lo smart working consentirebbe di risolvere problematiche dentro e fuori l’azienda, ma i manager di oggi sono ancora restii a fidarsi realmente dei propri collaboratori, e si ritiene ancora utile il controllo diretto del dipendente. La presenza in azienda, però, non basta ad assicurare  il buono svolgimento dei propri compiti.
Non posso fare a meno di pensare all’esempio di una lavoratrice che sia anche madre. Il vantaggio di poter lavorare da casa non solo sarebbe scontato, ma consisterebbe di per sé in una motivazione sufficiente da consentirle di rispettare le scadenze e di produrre risultati.

Che cosa richiede l’organizzazione del lavoro, nel caso si voglia optare per lo smart working?

Per poter gestire progetti da remoto è fondamentale che ci sia un perfetto coordinamento tra le risorse di un team, che gli obiettivi siano chiari ed espliciti, e che ci sia qualcuno incaricato di tenere d’occhio le scadenze e sappia comprendere quali sono i momenti di incontro fisico strettamente necessari per il gruppo di lavoro. Il Project Management in questi casi è indispensabile.

A te capita di gestire progetti online e/o a distanza? 

Mi è capitato di gestire progetti a distanza limitando allo stretto necessario il contatto con l’azienda e questi progetti si sono rivelati migliori di quelli durante i quali il progetto era gestito in azienda. Di fatto poi, se ci pensiamo bene, la gestione, anche all’interno dell’azienda stessa, a parte alcuni momenti indispensabili di incontro, viene comunque condotta a distanza: semplicemente tutti i componenti del team si recano all’interno dell’azienda per poi comunicare ognuno dalla propria scrivania attraverso telefono e mail.

Quali sono i tuoi strumenti digitali preferiti per la gestione di un progetto e perché?

Ci sono molti tool digitali che supportano nella gestione dei progetti, alcuni fra questi sono:

  • Trello, che aiuta a schedulare le attività.
  • Slack, che permette una comunicazione efficiente fra i componenti del team di progetto.

Nonostante tu sia giovanissima, hai un CV invidiabile: leggiamo infatti che hai lavorato alla gestione di partnership e sviluppo progetti di digitalizzazione importanti con S.p.A. del calibro di Sky Italia, SEA, SIA, Carrefour, e altre… ma come hai fatto?

Grazie. In effetti nel corso della mia esperienza come consulente ho avuto modo di partecipare alla creazione e allo sviluppo di progetti davvero interessanti e innovativi per grandi realtà strutturate. Per poter lavorare in simili realtà è necessario avere delle buone basi teoriche ma in assoluto sono necessarie soft skill fondamentali, quali: la capacità di risoluzione dei problemi, proattività, capacità di negoziazione, empatia, e orientamento al risultato.

Insomma, le qualità di un buon Project Manager sembrano indispensabili per rendere il proprio CV desiderabile per qualunque azienda.

Certo. Se l’obiettivo è quello di imparare a gestire un progetto articolato e complesso, sia dentro una corporate che da freelance, non si può prescindere dalla formazione e dalla disponibilità ad aggiornarsi continuamente.

A questo punto ci vuoi raccontare un episodio per cui sei riuscita a portare a termine il lavoro per un progetto grazie a una skill più soft che tecnica?

Più che raccontare un episodio posso indicare una delle soft skill che ritengo sia importante quanto, se non più della tecnica. Questa soft skill è la capacità di negoziazione, che può essere sviluppata con il tempo e che deriva dalla capacità di comprendere gli altri, definire i loro bisogni e comprendere le reali priorità.

Abbiamo notato che non sei un’amante dei social e che, a quelli di puro networking come ad esempio Twitter o Facebook, preferisci quelli professionali come LinkedIn: c’è un motivo particolare? Cosa pensi delle aziende che si lanciano nel mondo dei social network?

Non ho un avversione particolare ai social network, come i miei profili potrebbero far pensare. I social come strumento di comunicazione per le aziende e per i liberi professionisti possono essere un fattore di successo soprattutto in ottica di customer care, brand identity e marketing.

Cosa pensi delle aziende che si lanciano nel mondo dei social network?

Credo sia molto diverso essere presenti su un social network e saperlo rendere un buono strumento di lavoro. Chiunque può aprire un account su un canale social ma ci vuole una buona preparazione per sfruttare il canale nella maniera corretta. Mi è capitato di vedere aziende che hanno usato i social con un effetto disastroso in termini di immagine o assistenza al cliente.

Quale consiglio daresti a chi volesse intraprendere il tuo stesso percorso o farsi ispirare dalle tue esperienze?

Io personalmente ho iniziato questa professione come dipendente di una società di consulenza strategica e direzionale, l’ideale come prima esperienza. All’interno di una società di consulenza, infatti, non si gestisce mai un solo progetto, ma più progetti contemporaneamente e questo consente di rendere più rapido l’apprendimento di strumenti e tecniche, oltre che di acquisire consapevolezza di cosa sia un progetto in realtà diverse.

Per info e iscrizioni sul corso scrivici a info@dolabschool.com oppure chiamaci al numero 366 9310083.