Le novità dell’algoritmo Facebook per il 2018: scopri come sfruttarle per aumentare reach e conversioni

Conoscere come funziona l’algoritmo Facebook è la cosa più importante per chi vuole fare pubblicità su Facebook e sfruttare il social network per promuovere articoli, prodotti o servizi. Sapere come ragiona il “motore” di Facebook è il punto di partenza per lo studio di una strategia efficace di marketing all’interno del social network.
In questo articolo andremo a vedere come cambia l’algoritmo di Facebook e cosa dobbiamo aspettarci per il 2018.
Di cosa tiene conto Facebook per decidere cosa mostrare nel feed (bacheca) di ciascun utente?
In questo post vedremo come aumentare la portata organica dei nostri post, quali sono i contenuti da spingere e le azioni da evitare, ma anche di quali monitoraggi tenere conto per non toppare e non vedere crollare il reach della nostra pagina Facebook (reach= numero di volte in cui la nostra pagina viene visualizzata).
Facebook sta investendo molto nel miglioramento del News Feed, con lo scopo di migliorare sia la user experience (la gente vede solo quello a cui è realmente interessata) sia l’esperienza degli investitori (che avranno la possibilità di proiettare i loro messaggi esclusivamente a un pubblico realmente interessato, così da risparmiare risorse di tempo e denaro). Facebook vuole che l’investitore ottenga i migliori risultati con la minima spesa, così da renderlo soddisfatto e spingerlo ad attivare nuove campagne.

Algoritmo Facebook: i tre elementi chiave

Agli esordi di Facebook e fino a qualche anno fa, l’EdgeRank (si chiama così l’algoritmo Facebook) prendeva in considerazione soltanto tre fattori: affinità, peso e time decay, che sono ancora importanti ma integrati da altre misure.

1. Affinità:

quanto è affine l’argomento con la cerchia dei fan? Viene misurata in base all’interazione degli utenti con i post, e quindi se un utente interagisce con i nostri post, l’algoritmo gli mostrerà con frequenza i nostri contenuti.

2. Peso:

ogni interazione ha un peso. Un tempo l’algoritmo teneva conto di (in ordine decrescente di peso e importanza):

  1. click al post
  2. condivisioni
  3. commenti
  4. like
  5. visualizzazioni

Oggi si sono aggiunte altre valutazioni che vedremo sul prossimo paragrafo.

3. Time Decay:

ovvero fattore di decadimento della notizia, secondo il quale più un post è recente tanto più con frequenza appare nelle home degli utenti. Questo parametro oggi è in regressione: prima, con il trascorrere del tempo, il post perdeva peso; oggi, a modificare in meglio questo fattore di valutazione, è stato integrato lo Story Bumping (che analizzeremo sul prossimo paragrafo), per cui non è più importante fare tanti post durante il giorno.

Algoritmo Facebook 2018: le novità

L’algoritmo “vecchio” era di tipo user based: si sviluppava cioè intorno a ciò che interessava al singolo utente; oggi l’algoritmo è network based, il che significa che quello a cui siamo esposti sul feed dipende anche dal nostro network, da ciò che piace ai nostri amici. Ecco perché a volte visualizziamo post di pagine che non seguiamo o vediamo aggiornamenti su gruppi pubblici che non frequentiamo.
Le novità dell’algoritmo di Facebook sono:

  • last actor
  • story bumbing
  • post type

Il Last Actor

In quest’ottica, nell’ordine e nella frequenza con cui visualizziamo i contenuti sulla nostra timeline, ha importanza fondamentale il Last Actor, ovvero la cronologia delle persone con cui interagiamo.
Le interazioni recenti influenzano moltissimo il nostro news feed, e i contenuti delle persone con le quali abbiamo interagito di recente avranno priorità sul resto. L’interazione più incisiva è sicuramente il messaggio privato, motivo per cui dobbiamo gestire al meglio la casella di posta della nostra pagina Facebook: lo scambio di messaggi privati aumenterà l’impression dei nostri post, proprio perché la bubble privata è più pesante dell’interazione pubblica.

Lo Story Bumping

Lo Story Bumping surclassa il Time Delay: il peso della freschezza dei contenuti perde importanza rispetto alla freschezza delle interazioni. Se un post vecchio riceve un’interazione, quel post ritornerà a “girare”. Più è “pesante” l’interazione e più il post acquisirà nuove visualizzazioni. Ma come si calcola il peso di un’interazione?
peso azioni algoritmo facebook

Dalla meno pesante alla più pesante abbiamo:

  1. le visualizzazioni
  2. i like
  3. le reazioni (Love, Haha, Sad, Wow, Angry)
  4. i commenti
  5. gli instant share (condividi ora)
  6. gli share & comment (commenta e condividi)
  7. i clic sul post

Sul peso di un’interazione influisce anche quanto l’utente sia solito interagire: ad esempio, una condivisione da parte di un utente che solitamente non condivide contenuti avrà più peso rispetto a quella di un utente che condivide diversi post al giorno.
A queste interazioni se ne aggiunge un’altra, una invisibile: il tempo di permanenza davanti a un post senza nessuna azione apparente. Questo tipo di interazione viene registrata dall’algoritmo, che ci proporrà ancora contenuti di quella pagina per vedere se intraprendiamo una qualche azione. Questo accadrà anche ai non fan della pagina.

⇑ Consiglio: Per sfruttare lo Story Bumping potremmo cercare di pubblicare, di tanto in tanto, contenuti che richiedano una risposta anche a distanza di giorni attraverso i commenti.

Il Post Type

Come per le interazioni, anche i tipi di post hanno pesi differenti. Per agire in ottica “user oriented” dovremmo testare tutte le diverse tipologie di contenuti, in modo tale da non basarci su classifiche generiche ma sull’esperienza dei nostri veri utenti.
Generalmente il peso dei contenuti è il seguente, dal meno influente al più incisivo: status, link, foto, video, special content (canvas, carousel, video, video sottotitolati, video e foto a 360°).
peso interazioni algoritmo facebook
Tenendo in conto che Facebook favorisce tutte le novità che lancia, e quindi tutti gli special content e i contenuti visuali, dobbiamo analizzare il nostro caso specifico: con quali tipi di contenuti otteniamo maggiori risultati? Quello sarà il nostro contenuto “pesante”, quello da spingere di più.

⇑ Consiglio: ad essere più visibili su Facebook sono i video caricati direttamente sulla piattaforma (e non ad esempio il link al video caricato su Youtube)

⇑ Consiglio: realizza video sottotitolati, dato che l’85% degli utenti visualizza i video senza audio. Un video sottotitolato avrà più possibilità di essere compreso e di generare engagement.

I Negative Feedback

Da non confondere con le recensione negative, i negative feedback sono le segnalazioni negative che può ricevere un post, ovvero “nascondi post”, “nascondi tutti i post “, “segnala come spam”, “non seguire più”. Questo è uno dei parametri più pesanti a livello algoritmico.
Se notiamo un drastico calo di copertura e un reach che si abbassa apparentemente senza motivo, dobbiamo immediatamente effettuare un controllo nell’area negative feedback, perché Facebook abbassa totalmente la copertura organica se i nostri post vengono segnalati spesso.

Come effettuare il controllo dei negative feedback

Possiamo controllare i nostri feedback negativi in due modi: analizzando i post o analizzando un periodo di tempo.
Per il primo metodo bisogna accedere alla pagina Facebook e accedere al pannello di amministrazione, cliccando su Insights → Post.
Nella parte relativa a “Tutti i post pubblicati” dobbiamo selezionare il paramento “Post nascosti, Tutti i post nascosti, Segnalazioni di spam, Non mi piace più sulla tua pagina” così da avere un quadro chiaro sui feedback negativi ricevuti per ogni post (in rosso).
negative-feedback-facebook
Cliccando sul post possiamo poi visualizzare che tipo di feedback negativo ha generato il nostro post, che in ordine di gravità sono:

  1. Nascondi post: l’utente ha richiesto di non vedere più quel post sul suo feed
  2. Nascondi tutti i post: l’utente ha richiesto di non vedere più nessun post della pagina sul suo feed
  3. Non mi piace più: l’utente rimuove il suo like dalla pagina
  4. Segnala come spam: l’utente segnala il post come spam

negative-feedback-facebook-tipi
Il secondo metodo è applicabile visualizzando la scheda “Copertura”: scorrendo in basso troveremo un grafico “Post nascosti o segnalati come spam e “Non mi piace più”” dove visualizzeremo il conteggio giornaliero dei feedback negativi.
Se la percentuale tra il numero di visualizzazioni del post e i feedback negativi ricevuti supera lo 0,1% occorre correre ai ripari: la vostra pagina quasi sicuramente ha ricevuto una penalizzazione sul reach.
Possiamo intervenire attivando una campagna di advertising sui fan per rifidelizzarli, e comunque cercando di dare ai nostri fan il tipo di contenuti che si aspettano senza andare fuori tema e fuori contesto.

Tre tipi di post penalizzati dall’algoritmo Facebook

Ci sono alcuni contenuti che Facebook sceglie di non far girare per specifici motivi:

1. Post promozionali e link di scarsa qualità o fake news

Facebook offre sempre meno spazio ai post promozionali, perché sa che dietro c’è un guadagno e… vuole goderne anche lui, incoraggiando le Facebook ADS.
Ma è nota anche la lotta alle fake news: avranno pochissima visibilità i link di scarsa qualità nonché quelli dai titoli sensazionalistici che poi non trovano riscontro con il contenuto del post.

2. Video troppo pesanti

Dobbiamo tenere a mente che le visualizzazioni da mobile hanno ormai superato quelle da desktop, quindi tenere conto, quando pubblichiamo un video, che dall’altra parte possono esserci:

  • smartphone non performanti
  • connessione dati a consumo
  • banda di connessione dati scarsa

Quindi, seppur i video siano il contenuto del momento, bisogna fare in modo di non condividere video troppo pesanti per non vedersi abbassare la copertura.

3. Link pubblicati come non link

A Facebook non piace chi non rispetta la natura dei contenuti e chi cerca di raggirare gli utenti o lo stesso algoritmo, per cui non inserire link negli status o nelle foto pubblicandoli come se non fossero link.

Conclusioni

Tutto quello che abbiamo appena detto sull’algoritmo Facebook viene completamente stravolto dall’advertising, perché gli annunci pubblicitari rispondono a criteri diversi e non seguono l’algoritmo che regola la copertura organica.
Un buon posizionamento organico è fondamentale per una buona campagna di advertising: i risultati ottenuti nell’organico influiscono molto sulle sponsorizzazioni; se un post ha ottenuto buoni risultati in organico, probabilmente andrà bene anche come pubblicità.
Per raggiungere quante più persone possibili, abbiamo due strade da seguire: Facebook ADS ma anche una buona strategia di comunicazione, che non prescinda mai dalla qualità, dalla coerenza, dalla creatività e dall’innovazione.
Contenuti tratti dal video corso online Facebook di Dolab tenuto da Valentina Vellucci e Fabio Sutto.